Archivio per Dante

*SAVAGE SEDUCTION*

Posted in METALLI COMMEDIA with tags , , , , , , , , , , , , , , on agosto 8, 2011 by CHIARA DAINO

“Chi di noi, volente o nolente, non ha avuto a che fare con la Divina Commedia di Dante? Chi per motivi di studio, chi perchè ha deciso di riprenderla per proprio piacere, chi perchè l’ha sentita declamare da un Benigni o chi, nella precedente generazione, l’ha sentita dalla voce di Gassman, oppure, come ci ricorda l’autrice Chiara Daino, ha avuto il piacere di assistere all’iniziatore di questo filone: Carmelo Bene.
Alla fine (!) la Divina è uno spaccato dei tempi vissuti dall’autore magistralmente elaborata e cesellata sulla carta. Immaginate quindi che venga riscritta nei tempo moderni, magari da un’appassionata di musica dura che non ha peli sulla lingua ma forse abbastanza sullo stomaco (ok non è una bella visione lo ammetto, l’autrice non me ne voglia), fatto questo avrete la Metalli Commedia.

E’ un po’ complicato parlare di un lavoro così tanto elaborato, dietro questo libro si nasconde, ma non troppo, un lungo lavoro che personalmente cercare di esprimere in poche righe non ritengo corretto. Per farvi però capire meglio cosa abbiamo di fronte all’interno troveremo citazioni metal, personaggi della scena musicale e rappresentazioni di canzoni diventate “infernalmente” concrete; ma questo non è tutto. Come detto poco sopra la Commedia era anche un’opinione personale quindi troveremo autori e poeti contemporanei e non, riferimenti più o meno espliciti a questa o quella persona che è stata sfortunatamente, per lei ma non per la Dama, inserita nel posto più meritevole. Ovviamente non mancano il Virgilio e la Beatrice della situazione che diventano tre, non vi svelo nulla ma sono tre grandi ancora in attività.
Non crediate però che il tutto sia serioso o che voglia prendersi troppo sul serio, il lavoro è tanto ma c’è anche lo scanzonato.

Altra menzione va alle note esplicative, la buona autrice ha fortunatamente deciso di darci una mano con una marea di note, praticamente mezzo libro, per facilitarci la lettura e farci entrare un po’ di più nella sua mirabolante mente; troviamo lungo i vari canti però un altro autore, Guglielmo Amore, che ci divertirà con il quarto canto dell’Inferno.
Ah tra i tanti non poteva che essere presente anche Dante che, questa chicca devo svelarla, finalmente ha mandato a quel paese l’amore platonico per Beatrice per passatempi migliori (Fuck Like a Beast!).

Da avere, da leggere, da divertirsi e da custodire. Che geniaccio questa Clara!”

Daniele Ferrero [in Heavy-Metal.it]

E si ringrazia. E per la Recensione e per il Concorso

METAL RULES

Posted in METALLI COMMEDIA with tags , , , , , , , , , , , , on Maggio 25, 2011 by CHIARA DAINO

Nella fisiologia umana esiste un crocevia pineale sottonuca dove la memoria in istantaneo flash dei sensi sintetizza stupore e tutta la passione e la dedizione per il rock e bisogna aver molto pogato ai concerti per conoscere che questa folgorazione fulminea ad esecuzione in corso del brano musicale è essenza di tutta  una  esistenza.

Metalli Commedia  chioda ed inchioda questo piacere progressivo, disseminandolo nell’artato parallelismo con la commedia Dantesca. Il periodare dei versi terzinati, sperimenta una sfida, seguendo “la stella fissa di questo mio chiodo”. Borchiato, ovviamente. Del resto non è pleonastico affermare che le strutture strofiche sono icasticamente martellate all’interno di un (ec)citazionismo sempre coerente al concept trainante dell’Heavy Metal.

Esso trascina e ritma con sé, le pulsioni erotiche, lo squarto dark gotico, il “Black Sabbath” della celebrazione metallara, il brand di vasta parte della sua iconologia guerriera, di branco spirituale devoto che urla nel suo wall of sound.

Metalli Commmedia  è una saison a l’enfer di dannati illustri, lanciata in montaggio ad attrazione random, quasi in  videoclip verbali, con la materia del rock e della letteratura, anch’essa interpretata nel clima della gloria viscerale del metal.

 

Novella luce metal si diventa/quando dell’arte si ha lo riscatto/che falso fattor dir non si consenta”.

 

Il Metal viene scelto da Chiara Daino per raggiungere un dire diamantino: forgia in tal senso, una vera  e propria crew di parole linguisticamente idomatiche del gergo metallaro, inchiavardate nelle oscillazioni semantiche e fonosimboliche fra gli anglismi e gli assunti Stilnovisti della lingua Dantesca.

Ad  es: “I’fui lo Scott Ian d’Antrax divertenti” , in questo caso, ad una pronuncia a voce alta dell’asserto, si nota che la stessa dinamica fonematica istantantanea trascina (sarebbe corretto seguendo l’idioma della Daino scrivere thrashina) direttamente all’interno dell’AC / DC , nella corrente alternata degli amplificatori marshall impilati a picco sul palco. Così questo viaggio di una “dama” che si cala e trasfigura in un reame infernale gotico interrogando le tante favelle della sua stessa passione metallica, sembra continuamente essere on stage con musicisti, poeti, artisti, convocati e colti nel loro riconoscimento con la meraviglia partecipata della fan e parimenti visionati da mirabile saggezza di vera agiografa del metal rock, in grado  di rendere le postille del libro succulenta vigna di tutti i fermenti conoscitivi della poetessa. “Ivresse” che anche nelle note a compendio, perdura e stimola seminale disparati percorsi ulteriori.

 

Metalli Commedia ricongiunge la  dama viatrix alla summa orgiastica dei suoni  fino ad una  vera e propria preghiera, la quale giunge davvero quando tutto il fuoco metallico è stato dispiegato ed  il gesto dell’ Heavy Metalist solleva le dita nel simbolo falangeo tricornato. Si compie la mission del verbo che rivede probabilmente (e qui aggiungo mio rimando adolescenziale) anchela  Highway Star degli antenati Deep Purple.

Questo libro, arduo ma fascinoso, ha l’ artificio basico infratestuale e stordente del metal e richiama a sé adepti sferrando contemporaneamente la sua energia.

Per ottenere ciò, non si occupa certo primariamente di essere letto, ma di qualcosa che profondamente possiede la poetessa e che ella sguaina frontalmente davanti al palese confronto performante con la lingua Dantesca, per i suoi inneschi personali, talvolta  sorvegliatamente pulp, poiché il sillabato di Dante è refrain che riveste la foga sempre ed unitamente all’ultratestualità estrema propria e tipica della poetessa.

Così anche per questo motivo è bello perdersi girovaganti in Metalli Commedia ed  amalgamare che cosa vuol dire  con quello che si dice, seguendo l’amore totale che la “dama” offre dai  sensi, eseguiti ed eseguenti, ai riff in assolo delle sue band

preferite.

Infernate & devote all’Heavy Metal.

 

 

 

Aprile  2011,                                                       

Alberto Mori

 

DANTE IS DEAD

Posted in METALLI COMMEDIA with tags , , , , , , , , , , , , , , , on marzo 14, 2011 by CHIARA DAINO

 

http://retroguardia2.wordpress.com/2011/03/14/dante-is-dead-la-%e2%80%9cbeata-metallitudo%e2%80%9d-della-dama-chiara-daino-metalli-commedia/

 

My best hugs, Francesco

METALLI COMMEDIA [Born To Raise Hell]

Posted in METALLI COMMEDIA with tags , , , , , , , on ottobre 28, 2010 by CHIARA DAINO

METALLI COMMEDIA
http://www.metaliteracy.it/

NEL MEZZO DEL GRAN SOL DI SATRIANI

Posted in METALLI COMMEDIA with tags , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , on febbraio 4, 2010 by CHIARA DAINO

«Sto riscrivendo la Divina Commedia…»

«E io sto ridipingendo la Cappella Sistina!»

Così commentò l’Amico e Artista. Pure: dovessi prendere a borchiate 800 anni di Letteratura – continuo il mio pogare pennifero perché credo. Nel Metal. Nella Poesia del Metal. Punto. Nient’altro da dichiarare, Vostro Onore.

 Canto I

[Incomincia la Comedìa di Dama Clarìda, Ancilla Metalli, ne la quale tratta de le pene e punimenti de’ vizi e de’ valori delli Artisti che popolano li Tre Regni dell’Arte. Comincia il Canto Primo de la prima parte la quale si chiama Inferno, Inferno nel qual l’Auttore si trovò gittato nello momento stesso in cui principiò sua carriera scrittoria. Questo canto tratta di come l’Auttore trovò Alice Cooper, il quale la fece sicura del cammino attraverso orrorosi Letterati e malefici Poetanti]

 

Nel mezzo del gran sol[1] di Satriani[2]

mi[3] ritrovai per caso tra poeti

che non vi so dir le lagne immani

né lo girar di gonadi per vieti

ch’imposer alla di me mia scrittura

di ferro – in quel mollo di profeti.

Ahi quanto maledir esta uggia[4] pura

esta massa massiva[5] d’arroganza

che sol nel rum ne vinsi la lordura:

tanto pedanti lator di mattanza,

come pandemici untori d’empiastro,

sono l’Infame Colonna[6] ch’avanza[7]

Così rievocando lo Manzo[8] mastro

con gran scasso, la terra lo scatarra

«Ecce Lisandro!» e il dice disastro:

«Viva lo Renzo e la nota zimarra[9]!

Memento mori[10], voi bruti borchiati!

Taccia Tommi Iommi[11] l’atra chitarra!

Per Classici[12] ch’avete martoriati

in settenari sarete puniti:

studenti a vita e disoccupati!».

Quand’ecco sbucar lo mito dei miti[13] 

che, qual dardo divin, sua lingua scocca:

«Vade retro!, bigotta co’prurìti,

vade retro: fermo, vetusta bocca!

I’son l’Alice ch’elogia la potta[14]!

E’l pitone[15] sul bavero – arrocca!

Mai la mia vista dal pianto è rotta[16]

I’son l’Alice che scuole conclude[17]

son io – in testa – nella dura lotta[18]».

«Padre mio, mie ghigliottine[19] sì crude

O dello metallo il primiciglio,

shock rock dalle mille più mille mude!

Tu’l solo tu’l veleno[20] tu’l piglio,

mio Muscolo dell’Amor assoluto[21]»

dico d’un fiato, poi prece[22] ripiglio:

«Cooper nostro, sia tu il benvenuto

in mio incubo[23], in quello più tetro[24]!

Aiuta lei ch’invoca’l tuo aiuto:

pe’l mio giglio metallico[25], t’impetro,

nella preghiera ch’abbiamo rubato[26]

salvami dal figlio di Don Pietro[27],

dal censore che, con magno latrato,

m’impone sestine carche di pianto

m’impone le masche[28] del letterato

m’impone sua sola – guisa di canto.

Secca per me, codesto psicopompo[29]

Accolto lo mio priegar, per incanto

l’Alice bel Kiss mi dà con gran zompo

sì ch’al Manzo – or preme suo meato[30],

or ch’è chiarito l’infinito trompo[31]:

scuoio perpetuo, dal Simmons[32] leccato,

Manzo perde quel che lingua maciolla

Manzo si spela, di strato in strato,

che damnatio ad metalla[33] lo scolla:

smangiato Manzo, da sputo corroso,

dal Gene è sfogliato – come cipolla

all’osso reso, mero cranio roso,

Manzo rimembra[34] per strati midolla

torna l’assillo: daccapo eroso.

«Dove mi è?» il padre mio rampolla

«nell’Averno che li fasulli scòrchia[35]:

«chi favella strupò[36] è qui – che crolla!

Sei, dei tre cinti, nella prima Morchia[37]!

Diffida! Spetti sempre diffidare

dell’oro, credi al Chiodo[38] che bòrchia[39]

la fine dello falso formulare!

Vèndica con nota che luce brilla

tutto’l corrotto cinico fangare![40]


[1] Nel mezzo del gran sol: a metà dell’assolo [solo] di chitarra. Valga anche per: a metà del giro di sol. A livello temporale, con “gran sol” l’Autore intende il sole di mezzanotte. È presente anche un riferimento al romanzo di Karl Bruckner Il gran sole di Hiroshima che descrive la storia di Sadako, una bambina giapponese sopravvissuta all’esplosione nucleare di Hiroshima – riferimento che, tranne l’Autore e i lettori italiani di Bruckner, nessuno avrebbe colto. E ancora: Guido d’Arezzo utilizzò la prima strofa di un Inno liturgico per ricavare i nomi latini delle 6 note dell’esacordo: «solve polluti» [libera dal peccato] è quindi verso di spettanza che si lega all’incipit. Da ultimo: la notazione anglofona, come quella greca antica, utilizza le lettere dell’alfabeto – e il Sol è indicato con la G
[2] Satriani: Joe Satriani, chitarrista statunitense di origini italiane, ideatore del G3 [acronimo di Guitar Three], progetto che si propone di unire i “tre più grandi chitarristi del mondo” per realizzare una serie di concerti-evento. Con il nome G3, Satriani organizza una serie di tour, accompagnandosi, di volta in volta, con una diversa coppia di virtuosi della chitarra [Guitar Hero]. Con Satriani si esibirono, nel G3 del 1996, Steve Vai e Eric Johnson, affiancati negli anni successivi da altri musicisti del calibro di Robert Fripp, Paul Gilbert, Yngwie Malmsteen, John Petrucci, …
[3] Mi: il verso in cui Guido d’Arezzo cifra la nota Mi è «mira gestorum» [meraviglia delle imprese]. La notazione anglofona indica la nota Mi con la lettera E. Combinando, quindi, il Sol con il Mi, per la notazione anglofona si otterrà: GE, la targa che sigla la città di Genova. Quel Mi, infatti, è riferito all’Autore Genovese che narra: novello dantesco viaggio, in prima persona. Tale Autore Genovese, accusato di essere poco chiaro, cercherà di chiarire con le note – e poi di chiarire le note che avrebbero dovuto chiarire il testo. L’Autore Genovese, non volendo essere l’Anonimo Genovese bis, si firma alla nota numero 3: Chiara Daino, l’Autore, nasce a Genova il 5/3/1981
[4] Uggia: noia, tedio, fastidio
[5] Massa massiva: figura etimologica, cfr. il dantesco Selva selvaggia [Inf., I]
[6] Infame Colonna: riferimento al saggio storico Storia della Colonna Infame di Alessandro Manzoni, 1840
[7] Avanza: l’Autore intende il verbo nel duplice significato di “procede” e “rimane”
[8] Manzo: per Alessandro Manzoni [1785 – 1873], scrittore e poeta italiano tra i più letti/conosciuti. Inutile, quindi, integrare in nota – altra indicazione
[9] Nota zimarra: con il termine zimarra [dallo spagnolo zamarra] si indica un soprabito maschile, riccamente guarnito, ampio e lungo fino a toccare il suolo, in uso nel XVI secolo e portato generalmente da persone di gran conto. Col tempo indicò anche un semplice cappotto lungo o una vestaglia. La nota [celebre] zimarra a cui fa riferimento Manzoni è quella di Don Abbondio nell’ottavo capitolo dei Promessi Sposi [«Don Abbondio stava, come abbiam detto, sur una vecchia seggiola, ravvolto in una vecchia zimarra, con in capo una vecchia papalina, …»]. L’Autore usa l’attributo nota per un perverso richiamo musicale: Colline ne La bohème di Giacomo Puccini canta l’aria Vecchia Zimarra. Altresì l’Autore si dispiace che Manzoni sia schiattato prima di poterla sentire…
[10] Memento mori: ricordati che devi morire! La locuzione latina fu adottata come motto anche dai Trappisti [Ordine dei Cistercensi della Stretta Osservanza, noto per una produzione di birra eccellente]: i monaci di quest’ordine si ripetevano tra loro continuamente la frase, e si scavavano – un poco ogni giorno – la fossa destinata ad accoglierli, con lo scopo di tenere sempre presente l’idea della morte – e, quindi, il senso della vita [destinata a finire]. E seguendo l’esempio Trappista – un poco ogni giorno – l’Autore si scava la fossa, degustando Trappistes Rochefort 10 [tappo blu, 11,3% vol.] in dosi sconsigliate a chiunque tenga ai propri organi interni
[11] Tommi Iommi: Frank Anthony Iommi, leggendario chitarrista dei Black Sabbath nonché unico componente fisso nei vari cambi di formazione – il mancino Iommi è il manico imprescindibile per i più grandi chitarristi Metal
[12] Per Classici: riferimento sia ai Classici della Letteratura [cfr. Divina Commedia qui riproposta in versione borchiata] sia al Neoclassic Metal [genere che mescola complesse strutture musicali Heavy Metal con sonorità tipiche della Musica Classica]
[13] Lo mito dei miti: Alice Cooper. Nato Vincent Damon Furnier, il cantante di Detroit – ha influenzato e influenza i più grandi [mito dei miti]. Non esiste Storia del Rock né del Metal senza Alice Cooper
[14] Potta: arcaico per vulva [cfr. Pietro Aretino: «e se possibil fore, /non mi tener della potta anche i coglioni, /d’ogni piacer fortuni testimoni»]
[15] Pitone: con grande orrore della critica perbenista, Alice Cooper, è noto [anche] per il pitone vivo attorcigliato al collo che “vestì” fin dalle sue prime esibizioni
[16] Mai la mia vista dal pianto è rotta: I never cry [non piango mai, Alice Cooper]
[17] Scuole conclude: riferimento a School’s Out, canzone di Alice Cooper. Conclude è inteso sia nel senso di “chiudere” che “terminare”
[18] In prima fila nella cruda lotta: It’s a bloody fight/But I can’t walk away/I’m prime for the front line [è uno scontro sanguinoso/ma non posso scappare/sono il primo in prima linea; Unholy War, Alice Cooper]
[19] Ghigliottine: le ghigliottine sul palco resero e rendono memorabili le performance live di Mr. Cooper
[20] Veleno: Poison, noto successo di Alice Cooper
[21] Muscolo dell’Amor assoluto: Muscle of Love [Muscolo dell’Amore], secondo album in studio di Alice Cooper. Oltre al riferimento discografico, è sottintesa chiara allusione sessuale a quel muscolo dell’amore, sciolto da ogni legame [assoluto = ab solutus], onde indicare: una scopata e nessuna menata. Chiunque abbia pensato fosse il cuore – il muscolo dell’amore, l’Autore assicura! – fece gran brutta fine…
[22] Prece: preghiera [tanto è risposto a tutte nostre prece, Dante, Inf., XX]
[23] Benvenuto in mio incubo: Welcome to my Nightmare, altro successo di Alice Cooper che l’Autore segnala in nota per chi ne fosse all’oscuro, invitando – sempre e comunque – all’Ascolto.
[24] In quello più Tetro: trovarsi vis-à-vis con Manzoni che ti càzzia è la realtà peggiore in cui incubo decida concretarsi
[25] Mio giglio metallico: il mio metallo più puro [giglio]. E anche: per il marchio [giglio] del Metal impresso sulla pelle
[26] Preghiera ch’abbiamo rubato: Stolen prayer, Alice Cooper
[27] Don Pietro: Pietro Antonio Manzoni [1736 – 1807], tanto potente quanto presunto padre di Alessandro [che voci attendibili vociferano, invece, figlio di Giovanni Verri]
[28] Masche: maschere, fuliggini. Da masca: «l’invenzione delle maschere, anzi, la prima maschera che mai sia stata al mondo senza alcun dubbio fu l’angelo nero che, sotto il volto di malizioso serpe, suase alla prima madre l’orrido eccesso, onde ne son discese poi tante ruine al misero e sfortunato genere umano […] Da esso hanno apparato gli ippocriti e simulatori d’immascherarsi […] E questo istesso ha insegnato alle donne di farsi belle, di lisciarsi il viso […] acciò, sotto quelle false e mentite bellezze, le persone restino illuse» [Tommaso Garzoni, Discorso LXXXIV, De’ mascherari e delle maschere in: Piazza universale di tutte le professioni del mondo, 1589]. Il termine maschera, dall’etimologia ancora dubbia, pare derivi dalla forma preindoeuropea masca «fuliggine, fantasma nero» o da masca «strega», voce regionale di area ligure e piemontese a cui appartengono anche i derivati mascaria «incantesimo, stregoneria, magia» e mascassa «stregona, stregaccia»
[29] Psicopompo: figura centrale che compare nelle diverse mitologie e in molte religioni antiche, lo psicopompo svolge la funzione di accompagnare le anime dei morti nell’oltretomba [cfr. il dantesco Caronte]. La parola “psicopompo” deriva dal ψυχοπομπóς, da psyche [anima] e pompós [colui che conduce], ma l’Autore ne offre diversa significanza e perversa etimologia per cui: “psicopompo” è una parola composta da psyche [anima] e pompo [aspirare con pompino]. “Psicopompo” nell’accezione Dainiana è, quindi, chi si masturba il cervello con seghe mentali e spompina l’anima del prossimo senza tregua
[30] Meato: dal latino meàtus [via, foro], in anatomia – indica uno sbocco verso l’esterno o un collegamento tra cavità vicine dell’organismo, un piccolo canale del corpo per cui passa liquido, aria o suono. Per estensione, qui, significa: orifizio anale.
[31] Trompo: trottola [spagnolo]
[32] Simmons: Gene Simmons, all’anagrafe Chaim Witz, bassista e cantanteisraelianonaturalizzato statunitense, membro fondatore dei KISS
[33] Damnatio ad Metalla: locuzione latina che, tradotta letteralmente, significa “condanna ai metalli” [cioè: alle miniere]. Nell’Antica Roma indicava la condanna ai lavori forzati perpetui. L’Autore, chiaramente, ammicca…
[34] Rimembra: sia nell’accezione arcaica di “ricorda” sia, per volontà autoriale, nel senso di “ricrea le membra”. Il dannato, una volta debitamente scorticato fino allo scheletro, torna a riformare tessuti e organi fino a riprendere l’integrità fisica originale – perché la pena ricominci in eterno. Tale condanna è chiaramente figlia del mito di Prometeo: incatenato ad una roccia, il fegato che l’aquila gli dilaniava di giorno – la notte ricresceva, perché la tortura non avesse fine
[35] Scòrchia: sbuccia, da: corchia, termine dialettale che indica la buccia di limone
[36] Favella strupò: violentò la parola. Favèlla è diminutivo di fàbula, discorso. Strupò per stuprò è dantismo [fe’ la vendetta del superbo strupo, Inf., VII]
[37] Morchia: termine unico che indica: feccia, deposito oleoso del petrolio e dei suoi derivati, scarto di lavorazione che si genera nella produzione dell’olio d’oliva, cumulo di sporcizia, generalmente appiccicoso [per estensione: la parte più vile e più inutile di checchessia]. La morchia della Metalli Commedia corrisponde alla cerchia della Divina Commedia
[38] Chiodo: detto anche “pellanza di ordinanza”, il chiodo è la tipica giacca di pelle che affamiglia e accomuna Metallari e Bikers. Detto chiodo poiché chiodato [si confronti la costellazione di borchie che corazza Robert Halford, cantante dei Judas Priest]
[39] Borchia: il tipico corredo metallico è, qui usato, in accezione predicativa nel senso di “borchiare”
[40] Tutto’l corrotto cinico fangare: molta critica infanga [fangare] le Arti, dietro cinico compenso monetario [corrotto]

HAPPY HEADBANGING NEW YEAR

Posted in METALLI COMMEDIA with tags , , , , , , on dicembre 29, 2009 by CHIARA DAINO

POI VIDI GIÀ NEL PRINCIPIAR DEL GIORNO
LA PARTE ORÏENTAL TUTTA BORCHIATA,
E’L CIELO DI RICKENBACKER ADDORNO…

http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2009/12/24/cadaveri-squisiti-hm-xmas/#comments

 

METALLI COMMEDIA 0.1

Posted in METALLI COMMEDIA with tags , , , , , , , , , , on novembre 18, 2009 by CHIARA DAINO

Rinunzio ai miei castelli e alle mie terre, qui è il mio dominio, DENTRO QUESTA PELLE DI METALLO
E do in pegno tutto ciò che ancora ho: la mia carne, le mie ossa, il mio sangue e il cuore che lo pompa [Lancillotto, Excalibur, 1981, film]

WELCOME TO VALHALLA

http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2009/11/18/metalli-commedia-0-1/